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-Riesce a coltivare contemporaneamente interessi eterogenei: si occupa di semiotica, studiando i testi di Roland Barthes e Umberto Eco, e di antropologia culturale, guardando in particolar modo ai geroglifici egizi e alle scritture delle civiltà precolombiane; nel contempo frequenta gli ambienti della musica post-punk e rap e quelli degli artisti “di strada” che popolano la metropoli. Haring scopre così il mondo della graffiti art e sceglie di avvicinarsi a questa forma espressiva, affascinato dalla facilità con la quale in essa si coniugano una evidente semplicità strutturale e una grande efficacia comunicativa. Nel 1980 il giovane artista partecipa con successo all’esposizione Times Square Show, organizzata dal fronte della controcultura giovanile graffitista con l’appoggio di artisti già celebri e di gallerie d’avanguardia; nell’ambiente del graffitismo stringe amicizia soprattutto con Jean Michel Basquiat e con Kenny Scharf.

I moduli espressivi propri della graffiti art si combinano perfettamente con l’idea di arte di Haring, il quale, spinto anche dall’esempio di Christo, decide di confrontarsi con la pittura in spazi pubblici: tra la fine del 1980 e i primi mesi del 1981 comincia a realizzare sistematicamente una serie di disegni con gessetti bianchi sui cartelloni pubblicitari disposti nelle fermate della metropolitana newyorchese. Mette in mostra un repertorio derivato in buona misura dai fumetti e dai cartoni animati, fatto di scene erotiche, bambini “radianti”, dischi volanti, cuori, croci, animali e figure umane a quattro zampe; tutti gli elementi sono realizzati con una linea veloce e continua. I suoi disegni paiono “attivare” le superfici sulle quali compaiono e trasmettono agli spettatori una forte sensazione di energia; le sue sagome dinamiche offrono la sensazione di volersi estendere a dismisura, sull’onda di ritmi insieme eleganti e travolgenti: animati da un arcaico horror vacui, si infittiscono e moltiplicano sullo sfondo come racemi medievali.

Sul finire del 1981 Haring abbandona il supporto cartaceo e inizia a dipingere su tele viniliche, metallo e oggetti di recupero, mosso dalla volontà di sperimentare nuove modalità operative e nuove combinazioni, quasi alchemiche, tra segno, materia pittorica e superficie di fondo.

L’opera di Haring comincia ad attirare l’attenzione dei grandi galleristi, tra i quali spicca Tony Shafrazi, il mercante per eccellenza della graffiti art. Questi sfrutta tutto il carisma e le conoscenze di cui gode all’interno del sistema dell’arte per fare in modo che Haring ottenga molto rapidamente notorietà internazionale e approdi a una consacrazione a livello mondiale

-Raggiunta la celebrità, Haring viene chiamato in molti paesi a realizzare murali, apparati decorativi e vetrine: tra i suoi primi interventi spicca quello portato a termine a Milano, per l’emporio Fiorucci, nel 1983

-La fama di Haring cresce ovunque anche grazie all’abilità propagandistica dell’artista, capace di gestire in modo brillante la sua immagine. A scopo pubblicitario egli si avvale di collaborazioni con stilisti di fama e organizza performance nelle quali dipinge sui corpi di cantanti e di altre celebrità. Nel contesto del processo di autopromozione messo in atto da Haring spicca l’apertura del “Pop-Shop”, un negozio inaugurato a New York nel 1986 che qualche anno più tardi apre una seconda sede a Tokyo.

—Nel 1988 a Haring viene diagosticato l’AIDS; nel medesimo anno muore per overdose l’amico graffitista Jean-Michel Basquiat. L’angoscia che, in seguito a questi eventi, si impadronisce dell’artista si trasmette in modo immediato alla sua opera. L’iconografia si drammatizza e si riempie di draghi che divorano croci, di scheletri e serpenti, di cadaveri e mostri meccanici disegnati con tratto ansioso, quasi criptico; in ogni dipinto si può leggere il tormento della battaglia vana e disperata combattuta contro il progredire del male.

Keith Haring muore a New York nel febbraio 1990.

-Quando Keith Haring si trasferisce a New York City, ha quasi vent'anni ed uno studio sulla Ventiduesima, dove dipinge su carta seguendo una propria concezione di grafica stilizzata, scambiando opinioni e idee con i passanti che si fermano a guardarlo e rovinandosi la salute con droga ed alcool.

-Durata appena un decennio, l’arte di Haring, con il suo segno inconfondibile, ha prodotto opere diventate icone eterne. Così nuovo era il suo linguaggio da essere diventato famoso prima di lui. Nelle caverne della metropolitana di New York alla fine degli Anni 70 la gente impazziva per i suoi omini senza sapere chi li facesse. Haring è un «maestro Manzi» dell’underground. Ma anziché usare le lavagne, usava gli spazi neri destinati alla pubblicità. Nessuna parola, nessuna frase, solo geroglifici che tutti capivano.

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Torreggiani_Keith_Haring

By sofia

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